Si è concluso domenica 23 giugno il convegno internazionale “Embodied Cognition and Intersubjectivity in Uncertain Times: Interdisciplinary Frameworks for Contemplative Research and Education“.
L’evento è stato co-organizzato dalla International Society for Contemplative Research, dal Mind and Life Europe, dall’Università di Padova (Master in Contemplative Studies) e dal Centro Studi dell’Unione Buddhista Italiana.
Senza dubbio l’evento più importante dell’anno, a livello mondiale, per quanto riguarda lo studio scientifico della meditazione e dintorni. Oltre 300 partecipanti da tutti i continenti, 200 presentazioni, 90 poster, ma anche svariati workshop, momenti di dibattito interdisciplinare, un concerto di deep listening e tante occasioni per condividere in gruppo forme di pratica contemplativa provenienti da diverse culture.
Tra i presenti, alcune delle figure di spicco di questo settore a livello mondiale, come Harold Roth, Eve Eckman, Amy Cohen Varela, Dave Vago, Anne Klein, Claire Petitmengin e tanti altri.
La ricerca contemplativa (un recente campo interdisciplinare che include la psicologia, le neuroscienze, ma anche la filosofia, le scienze delle religioni, la pedagogia e molti altri approcci) esce da queste cinque giornate quanto mai rafforzata, tanto che la meditazione, oltre a essere una pratica spirituale, può ormai dirsi a tutti gli effetti un oggetto di scienza. E si tratta di una scienza particolare, che ambisce a reintegrare la prima persona, cioè la prospettiva fenomenologica e soggettiva del meditatore, tra le sue metodologie di indagine.
Con l’aiuto delle neuroscienze è ormai chiaro e consolidato quanto questa pratica possa essere di beneficio per il benessere psicologico e per la cura di varie condizioni patologiche legate allo stress, ma anche per il dolore cronico, l’ansia, la depressione e così via.
La meditazione aiuta anche a sviluppare le cosiddette soft skills: quelle competenze trasversali sempre più richieste in ambito professionale, come la creatività, il problem solving, la capacità di lavorare in squadra e così via. Le pratiche meditative aiutano a migliorare le relazioni e, secondo alcuni studi presentati al convegno, possono fare la differenza anche nel cambiamento sociale, favorendo processi di inclusione e integrazione, nonché sensibilizzando le persone riguardo alle sfide più delicate che coinvolgono il rapporto tra essere umano e natura. Al contrario di quanto si possa pensare al giorno d’oggi, la meditazione non si presenta solo come una pratica individuale ma, anzi, ha una natura spiccatamente relazionale e può essere a pieno diritto considerata un elemento cruciale nel riunire le persone attorno alle difficili sfide globali che l’umanità sta affrontando in questi anni.
Si è parlato anche dell’utilizzo sperimentale di sostanze psichedeliche (come la psilocibina o la chetamina) in ambito terapeutico, integrando questi strumenti con la pratica meditativa, nonché del ruolo della creatività artistica e, soprattutto, del potenziale delle nuove tecnologie, come la realtà virtuale e il biofeedback, nel sostenere e potenziare tali pratiche.
E infine, l’educazione contemplativa è stata un filo rosso che ha percorso l’intero convegno. In particolare, si è riflettuto sulle possibilità di sviluppare percorsi accademici finalizzati a formare esperti in questo settore (come il Master in Contemplative Studies erogato dall’Università di Padova, che ha ospitato il convegno) e si sono discusse varie modalità con cui poter inserire metodologie, contenuti e attività tratte dal mondo della meditazione nei programmi scolastici di diverso ordine e grado, per aiutare gli studenti nell’apprendimento, ma anche nella socializzazione e nella crescita personale. Da queste giornate è nato un nuovo network internazionale che porterà avanti queste riflessioni e metterà in contatto le diverse iniziative proposte nel campo dell’educazione contemplativa.
Sono scaturite idee innovative, sono nate preziose collaborazioni e la comunità internazionale ha avuto l’opportunità di discutere gli aspetti più cruciali e di avanguardia negli studi del settore. Ciò che è emerso dalle attività del convegno, in sintesi, è il ruolo significativo che la sfera contemplativa ha ormai assunto nella cultura e società contemporanea. La meditazione non appare più tanto come una pratica riservata a pochi e legata a qualche specifico contesto religioso orientale, bensì come uno strumento studiato, approfondito e applicato in vari contesti (sanitario, aziendale, educativo, etc.), nonché come l’espressione concreta della sensibilità che accomuna le nuove generazioni di fronte alla complessità delle sfide globali.
Prossimamente uscirà un documentario che racconterà queste intense giornate, mostrando i temi più salienti nell’ambito della ricerca contemplativa contemporanea.